sabato 8 marzo 2008

Le donne spengono le candeline!



ROMA – Un cammino lungo quanto un secolo. La “Giornata Internazionale della donna” ha compiuto cento anni e per celebrarla i sindacati confederali Cgil Cisl e Uil si sono dati appuntamento a Piazza Navona, alle 16 dell’ 8 marzo, dopo che un corteo di oltre 30 mila persone aveva sfilato per le principali vie del centro.
Dal palco allestito per l’occasione i tre leader Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno parlato di diritti mancanti, qualità della vita, sviluppo e redditi per le donne ma non solo. "Più c'é lavoro per le donne e più il Paese cresce e da questo punto di vista non siamo messi bene" afferma Epifani. Bonanni, invece, attacca il leader di Confindustria: "Montezemolo deve parlare chiaro: c'é un pregiudizio verso la maternità e quindi verso le donne". Rincara la dose Angeletti: " Le lavoratrici hanno una retribuzione inferiore agli uomini. Confindustria ci dice tutti i giorni ci dice che e' necessario aumentare l'occupazione quando poi le imprese, che dovrebbero seguire queste indicazioni, continuano a discriminare la forza lavoro femminile ".


In piazza, oltre al gentil sesso, grande affluenza di uomini, età media piuttosto alta e pochissimi cori: tante, invece, le bandiere delle categorie, a testimonianza di quanto sia necessario tutelare i diritti nel lavoro del genere femminile, senza scordarsi però che gran parte di essi, sempre più spesso, sono carenti anche dalla parte maschile.
Una partecipazione e un adesione unanime da tutta Italia, anche in risposta ai programmi elettorali delle grandi coalizioni politiche prossime alla sfida del 13 e 14 aprile, che non contemplano le pensionate e i loro bisogni. Maria, 70 anni, pensionata di Latina, mi spiega: “La pensione non basta mai, non riesco ad arrivare a fine mese. Sono qui perché voglio che la situazione cambi, e spero di avere in futuro qualcosa di più”. Più che alla celebrazione della donna, dunque, sembra di assistere ad una manifestazione sindacale dall’odor di mimosa. Un clima così acceso dalle rivendicazioni economiche e sociali non può che richiamare alla memoria il celebre sciopero femminile del 1908 alla fabbrica “Cotton” di New York. Episodio da cui, secondo alcuni storici, scaturì l’attuale ricorrenza. Il mito vuole che all'inizio di marzo, tutte le operaie dell'industria tessile 'Cotton' scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero andò per le lunghe, finché l'8 marzo il proprietario bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle donne di uscire. Nello stabilimento scoppiò un incendio e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. In seguito questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale a favore delle donne da Rosa Luxemburg, teorica della rivoluzione marxista che fondò il partito socialista polacco e il partito comunista tedesco, proprio in ricordo della tragedia di New York.


Tra leggenda e verità in Italia il percorso di rivendicazioni femminili partì all’inizio della prima guerra mondiale e toccò tappe fondamentali, tra cui la nascita dell’Udi (Unione donne italiane) e le battaglie sostenute dalle suffragette, che portarono poi al 2 giugno del 1946, giorno in cui la donna italiana, per la prima volta nella storia, andò al voto, contribuendo alla nascita della Repubblica. Ma la determinazione delle nostre ave non finì qui: gli anni 70 furono scenario di un grande attivismo dei movimenti femministi, che portarono poi al diritto al divorzio e alla legge 194, quella sull’aborto, così tanto discussa negli ultimi tempi. È chiaro come in questi cento anni di storia le donne si siano battute, spesso in modo aspro, per salvaguardare la maternità, il diritto alla parità nel lavoro e nella società. Ora queste conquiste devono essere difese e pienamente realizzate. L’Italia è al penultimo posto in Europa per l’impiego di forza lavoro femminile: il monito, sottolineato nella gran parte degli interventi, è investire energie e risorse per la piena occupazione a partire dalle giovani generazioni, superando le discriminazioni nell’accesso al lavoro e nelle retribuzioni e il paradosso per cui a una maggiore scolarità e formazione femminile corrisponde ancora una minore occupazione, carriera e salario rispetto agli uomini.


E sempre dal palco di Roma un pensiero particolare è stato rivolto a Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana e a Ingrid Betancourt, prigioniera delle Farc in Colombia. A testimonianza del fatto che, in alcune parti del mondo, esiste un cammino da compiere ancora molto lungo: quello verso la libertà.

VALENTINA MASSENTI
(LUMSA NEWS)

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