venerdì 5 settembre 2008

Come diventare una STAR con il nulla!


Chi mi segue con una certa assiduità saprà che da poco tempo ho concluso il mio stage estivo alla Gazzetta di Mantova. Un impegno full time che mi ha occupato praticamente giugno luglio e agosto. (Se volete è disponibile un racconto dettagliato nel blog di Monia, mia compagna di lavoro: monianik.blogspot.com)

Ergo= niente vacanze! Però le mie energie non sono andate sprecate, infatti a Mantova sono quasi diventata una STAR!!! Questo grazie ad alcuni miei articoli che si occupavano di una presunta "pantera" circolante nelle campagne del mantovano, per la precisione a Solferino.

Alla fine la pantera non esisteva, era solo un cane confuso da alcuni agricoltori con il temibile felino. Prima della scoperta finale, però, ero al centro dell'attenzione di tutta la Gazzetta e non solo... ricevevo chiamate dalle principali agenzie nazionali, le persone mi fermavano per strada chiedendomi aggiornamenti sul caso.

Dopo questa esperienza, ho deciso! Se non avrò fortuna nel mio mestiere, me ne inventerò uno tutto mio! Inventerò pantere, squali, serpenti... anche animali ormai estinti! Senza dubbio sarò la beniamina della collettività :-P

Ps: per gli interessati, ecco il link per alcuni miei pezzi sull'argomento: http://ricerca.quotidianiespresso.it/gazzettadimantova/archivio/gazzettadimantova/2008/08/01/NP3PO_NP304.html

giovedì 12 giugno 2008

Si parte!

Parto a Mantova per lo stage! La Gazzetta mi aspetta.... Passerò un'intera estate nella pianura padana...wow... pare ci siano delle zanzare enormi. Vabbè, i commenti rimandiamoli a settembre. Ci sentiamo al mio ritorno, un bacio ai miei amati lettori :)

domenica 8 giugno 2008

Quando il gioco diventa malattia....



Ultimamente mi sono appassionata ad un gioco on line, Travian, molto diffuso oramai anche qui in Italy. La piattaforma mette a disposizione dei server in cui è possibile registrarsi e creare un proprio villaggio, con degli abitanti, delle case, delle costruzioni. Scopo del gioco? Ingrandirsi e saccheggiare/conquistare i villaggi limitrofi, fino a distruggerli. Questo è ciò che è successo a questo piccolo, accanito, giocatore...A me pare che se la stia prendendo un pò troppo... no?!

sabato 8 marzo 2008

Le donne spengono le candeline!



ROMA – Un cammino lungo quanto un secolo. La “Giornata Internazionale della donna” ha compiuto cento anni e per celebrarla i sindacati confederali Cgil Cisl e Uil si sono dati appuntamento a Piazza Navona, alle 16 dell’ 8 marzo, dopo che un corteo di oltre 30 mila persone aveva sfilato per le principali vie del centro.
Dal palco allestito per l’occasione i tre leader Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno parlato di diritti mancanti, qualità della vita, sviluppo e redditi per le donne ma non solo. "Più c'é lavoro per le donne e più il Paese cresce e da questo punto di vista non siamo messi bene" afferma Epifani. Bonanni, invece, attacca il leader di Confindustria: "Montezemolo deve parlare chiaro: c'é un pregiudizio verso la maternità e quindi verso le donne". Rincara la dose Angeletti: " Le lavoratrici hanno una retribuzione inferiore agli uomini. Confindustria ci dice tutti i giorni ci dice che e' necessario aumentare l'occupazione quando poi le imprese, che dovrebbero seguire queste indicazioni, continuano a discriminare la forza lavoro femminile ".


In piazza, oltre al gentil sesso, grande affluenza di uomini, età media piuttosto alta e pochissimi cori: tante, invece, le bandiere delle categorie, a testimonianza di quanto sia necessario tutelare i diritti nel lavoro del genere femminile, senza scordarsi però che gran parte di essi, sempre più spesso, sono carenti anche dalla parte maschile.
Una partecipazione e un adesione unanime da tutta Italia, anche in risposta ai programmi elettorali delle grandi coalizioni politiche prossime alla sfida del 13 e 14 aprile, che non contemplano le pensionate e i loro bisogni. Maria, 70 anni, pensionata di Latina, mi spiega: “La pensione non basta mai, non riesco ad arrivare a fine mese. Sono qui perché voglio che la situazione cambi, e spero di avere in futuro qualcosa di più”. Più che alla celebrazione della donna, dunque, sembra di assistere ad una manifestazione sindacale dall’odor di mimosa. Un clima così acceso dalle rivendicazioni economiche e sociali non può che richiamare alla memoria il celebre sciopero femminile del 1908 alla fabbrica “Cotton” di New York. Episodio da cui, secondo alcuni storici, scaturì l’attuale ricorrenza. Il mito vuole che all'inizio di marzo, tutte le operaie dell'industria tessile 'Cotton' scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero andò per le lunghe, finché l'8 marzo il proprietario bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle donne di uscire. Nello stabilimento scoppiò un incendio e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. In seguito questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale a favore delle donne da Rosa Luxemburg, teorica della rivoluzione marxista che fondò il partito socialista polacco e il partito comunista tedesco, proprio in ricordo della tragedia di New York.


Tra leggenda e verità in Italia il percorso di rivendicazioni femminili partì all’inizio della prima guerra mondiale e toccò tappe fondamentali, tra cui la nascita dell’Udi (Unione donne italiane) e le battaglie sostenute dalle suffragette, che portarono poi al 2 giugno del 1946, giorno in cui la donna italiana, per la prima volta nella storia, andò al voto, contribuendo alla nascita della Repubblica. Ma la determinazione delle nostre ave non finì qui: gli anni 70 furono scenario di un grande attivismo dei movimenti femministi, che portarono poi al diritto al divorzio e alla legge 194, quella sull’aborto, così tanto discussa negli ultimi tempi. È chiaro come in questi cento anni di storia le donne si siano battute, spesso in modo aspro, per salvaguardare la maternità, il diritto alla parità nel lavoro e nella società. Ora queste conquiste devono essere difese e pienamente realizzate. L’Italia è al penultimo posto in Europa per l’impiego di forza lavoro femminile: il monito, sottolineato nella gran parte degli interventi, è investire energie e risorse per la piena occupazione a partire dalle giovani generazioni, superando le discriminazioni nell’accesso al lavoro e nelle retribuzioni e il paradosso per cui a una maggiore scolarità e formazione femminile corrisponde ancora una minore occupazione, carriera e salario rispetto agli uomini.


E sempre dal palco di Roma un pensiero particolare è stato rivolto a Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana e a Ingrid Betancourt, prigioniera delle Farc in Colombia. A testimonianza del fatto che, in alcune parti del mondo, esiste un cammino da compiere ancora molto lungo: quello verso la libertà.

VALENTINA MASSENTI
(LUMSA NEWS)

sabato 2 febbraio 2008

Fine della Seconda Repubblica??? Macchè


“Io duro perché faccio, non faccio perché duro”. Queste parole, pronunciate qualche mese fa dall’oramai ex premier Romano Prodi, suonavano quasi come una difesa, una protezione nei confronti di chi, più volte, lo aveva attaccato, auspicando la caduta del suo governo. A distanza di mesi questa frase assume un sapore diverso, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi politici. Ma torniamo a due anni fa.
Una maggioranza risicata, incerta, quasi sbandata: è questo lo scenario che appariva piuttosto chiaro all’indomani delle elezioni, tenutesi nell’aprile 2006, in cui la coalizione del centrosinistra usciva vittoriosa. Sì, per un soffio. Tuttavia l’obiettivo era stato raggiunto: Silvio Berlusconi tornava a casa, sconfitto tra gli sconfitti. Ma i numeri per governare, almeno al Senato, quelli forse non ci sono mai stati. Da qui le polemiche sui voti dei senatori a vita, vitali per la sopravvivenza del governo, la tanto dibattuta Finanziaria, che ha svelato appieno i contrasti interni dell’Unione, così come gli scontri relativi ai Dico, le unioni fra conviventi, che hanno fatto scendere in piazza vari esponenti del mondo politico. In fondo far coesistere differenti ideologie politiche e mediare con la sinistra estrema (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi) non era cosa semplice. Lui, Prodi, era l’unico che ce la poteva fare. Eppure i fatti, alla fine, non gli hanno dato ragione. L’epilogo, alquanto scontato, è arrivato dopo venti mesi, il 24 gennaio 2008, data in cui il governo è stato sfiduciato, raccogliendo 161 voti contro. Causa principale l’uscita dalla coalizione dell’ex ministro Clemente Mastella e del suo partito, l’Udeur, coinvolto quasi per intero in un’inchiesta giudiziaria che ha portato per prima Sandra Lonardo, moglie del ministro, agli arresti domiciliari. Malgrado il sì del senatore Udeur Nuccio Cusumano, aggredito verbalmente e fisicamente dal suo ex partito, Prodi non ce l’ha fatta. E chi scommetteva che anche stavolta ci sarebbe riuscito, ha puntato male. Le cause della disfatta? Molteplici e articolate. In primo luogo i dissidi interni, il tentativo di aver voluto assemblare pensieri e concezioni differenti non tanto per il bene del Paese, quanto per cacciare il premier della legislatura precedente. Poi, da non sottovalutare, la nascita del PD: una nuova formazione politica, un’alleanza fra le principali forze del centro sinistra, guidata da Walter Veltroni, il cui principale scopo doveva essere rinsaldare le speranze e le attese degli elettori ma che ha alimentato, invece, dubbi e rivalità. La pronta risposta di Silvio Berlusconi non è mancata, e si è manifestata nella creazione del Partito delle Libertà, formazione politica di centro destra, che ha scatenato roventi polemiche fra i suoi alleati (Fini e Casini) che in un primo momento hanno negato la loro disponibilità a confluire nella nuova formazione. E poi non si può non parlare del dibattito sulla legge elettorale. Sistema spagnolo, tedesco, bozza Vassallo, bozza Bianco: mesi e mesi di discussioni, che non hanno portato a nessun risultato, ma hanno messo in luce un’unica certezza. Che l’attuale sistema, quello Calderoli, non funziona più. Da qui la necessità di riformarlo.
Un’instabilità perenne, dunque, quella in cui ha vissuto il governo Prodi-bis. E da questa instabilità ora si è passati ad un clima di incertezza, di smarrimento, di crisi politica. I riflettori, negli ultimi giorni, erano puntati verso Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, a cui è stato affidato un compito ingrato: mediare fra le varie forze politiche in vista di una soluzione. Per la quasi totalità del centro destra il coro è unanime: elezioni subito. Per il PD e Rifondazione Comunista, invece, non si può prescindere da una riforma elettorale, in vista di elezioni future (8-10 mesi). Ieri la decisione: un incarico affidato al presidente del Senato, Franco Marini, ed ennesime consultazioni. Alcuni commentatori auspicano la risoluzione dei problemi prioritari del Paese, dando vita ad una nuova legge elettorale, capace di garantire una maggioranza stabile. Altri, invece, propendono verso le elezioni, i cui risultati sembrano chiari già da ora. A prescindere da quello che accadrà nelle prossime settimane, l’opinione diffusa è una sola: è vera crisi.
E risolverla sarà una sfida impegnativa.

domenica 4 novembre 2007

Riflessioni sulla globalizzazione..

Modernità in transizione, urge una chiarificazione teorica

Globalizzazione: apologia o critica?

Tra occidentalizzazione e global village, aspetti del fenomeno che caratterizza gli inizi del terzo millennio

Alcuni sostengono sia il nuovo paradigma del mondo contemporaneo. Altri, invece, ne contestano aspramente i lati negativi. La pura e semplice verità è che la globalizzazione è sempre più un termine controverso, al centro di numerosi dibattiti sociologici, economici e giornalistici. Darne una definizione non è cosa ovvia. Si tende ad evidenziarne l’aspetto relativo alla modernizzazione tralasciandone il corrispettivo in ambito culturale. La globalizzazione può dunque essere definita in quel processo di intensificazione e di crescita graduale delle relazioni sociali a livello mondiale, che ha preso il via alla fine del XX secolo, anche se trova delle radici più profonde nel colonialismo e post colonialismo. Per riprendere il sociologo inglese Anthony Giddens, modernizzazione e globalizzazione coincidono: in tale senso quest’ultima si configura come espansione della modernità dall’ambito europeo-occidentale al mondo intero, diffondendo le idee di Stato nazionale, economia capitalistica, divisione del lavoro e militarismo. Tuttavia, è bene analizzare entrambe le facce della medaglia, per capire se la globalizzazione in sé sia veramente la panacea di tutti i mali, o un’ennesima risoluzione superficiale alle cosiddette “sfide globali”. Per capire l’importanza della questione, basti pensare che anche le Nazioni Unite hanno ritenuto opportuno affrontare questo tema già nel 1999, dedicandogli lo “Human Developement Report”, tradotto in italiano nel “Rapporto sullo sviluppo umano”. Tra i risultati più concreti si può certamente dare risalto al fatto che grazie alla globalizzazione sia stato possibile raggiungere un elevato benessere economico, oltre che fenomeni come la secolarizzazione, la diffusione del liberalismo e dell’economia di mercato, la rivoluzione tecnologico-informatica, l’abbattimento delle barriere artificiali della circolazione dei beni, uno sviluppo umano globale insomma, tradotto in termini di speranza media di vita, di livelli di educazione primaria, godimento dei diritti fondamentali e libertà politiche. Tuttavia le critiche che prendono piede, a partire da questi effetti benefici, è che questo sviluppo si sia allargato in modo asimmetrico, accentuando la polarizzazione di distribuzione della ricchezza, la turbolenza dei mercati finanziari, l’utilizzo insensato delle risorse e l’occidentalizzazione del mondo. Aumentano in sincronia con lo sviluppo le spese militari, le vittime civili dei conflitti armati e le morti per denutrizione. È proprio per le allarmanti crescite di questi numeri che nonostante l’integrazione mondiale sia vista in termini di progresso, siano nati dei movimenti “no global” che attraverso grandi manifestazioni di massa mettono in luce il dissesto ecologico di dimensioni planetarie connesso al consumo occidentale, a discapito dei Paesi del Terzo Mondo. Dunque ciò che emerge da un’analisi approfondita è che non è la globalizzazione in sé ad essere nociva, ma i modi in cui essa viene applicata dai paesi controllori dell’economia mondiale. Respingere la globalizzazione non sarebbe comunque auspicabile: modificarne i metodi si.

mercoledì 24 ottobre 2007

Sempre più 2.0

La ricerca di un lavoro è difficile e snervante. Questa è la realtà. Cosa fare, dunque, per evitare che il nostro curriculum vitae finisca in un cestino? Semplice, basta crearsi un curriculum on line! Questo, a mio avviso, è un esempio chiaro e lampante di local/global. Un prodotto privato che diventa pubblico, in rete. E permette di avere una chance in più nella ricerca di un occupazione. Qualsiasi azienda potrà visionarlo per un'eventuale assunzione: al posto del classico foglio di carta un viso, una voce, delle informazioni personali che aumentano di gran lunga la comunicatività. Il local che si fa global, insomma. E in qualche caso aiuta. Perchè dunque non creare dei siti specializzati? A cui aziende e persone si possono rivolgere per la selezione del personale?
Attendo commenti!