domenica 14 ottobre 2007

Economia italiana, ci è o ci fa?!

Italia e debito pubblico, accoppiata non vincente

L’ECONOMIA ITALIANA È PRONTA PER LE SFIDE?

Fra disoccupazione, inflazione e pericolo cinese, per il Governo la questione economica si fa sempre più intricata

Gran parte dei problemi relativi all’economia italiana derivano dalla storia e dalla condotta politica del nostro Paese: questo ciò che si evince da un recente sondaggio Ipsos. Dati alla mano, per il 42% degli italiani la condizione economica italiana viene definita negativa: evasione fiscale, debito pubblico, differenze di occupazione fra nord e sud d’Italia, sono solo alcune delle questioni più gravi che impediscono un netto miglioramento del Paese . Analizzando lo sviluppo italiano, infatti, è possibile scorgere un mutamento radicale intorno agli anni 60’, periodo in cui con il boom economico l’Italia diventa una nazione industrializzata riportando una crescita produttiva notevole, abbandonando la tradizione agricola. Tuttavia tale crescita non risulta omogenea, coinvolgendo le regioni del Nord (da qui il triangolo industriale di Genova, Milano e Torino) ed escludendo quasi interamente quelle del Mezzogiorno, che ancora oggi presentano tassi di disoccupazione elevati (oltre il 20%) ed arretratezza. Ciò che grava, inoltre, sul Meridione d’Italia è la presenza di organizzazioni criminali come la mafia in Sicilia, la camorra in Campania, la ‘ndrangheta in Calabria e la Sacra Corona Unita in Puglia. Queste associazioni criminose, con la richiesta del pizzo, determinano il fallimento e la conseguente uscita dal mercato delle imprese vittime dell’estorsione, che quasi sempre non denunciano questa pratica. Altro punto cruciale che destabilizza la nostra economia è il debito pubblico, contratto per coprire il fabbisogno finanziario statale, che è, in percentuale, fuori dai canoni richiesti dall’Unione Europea. Questo dilemma può trovare una sua soluzione nella lotta all’evasione fiscale, che già nel 2006 è riuscita a rimpinguare le casse dello stato con 33 miliardi di euro. Tuttavia non tutti i mali dell’Italia derivano dal passato: l’inflazione, e soprattutto l’aumento dei beni di prima necessità costituiscono due dei crucci di cui Governo e Parlamento si stanno già occupando: questione resasi ancora più spinosa nel 2002, conseguentemente alla sostituzione della lira con l’euro, che ha portato quasi ad un raddoppiamento generalizzato dei prezzi e all’assenza di un relativo adeguamento dei salari. E la Cina? È davvero una minaccia per il nostro sviluppo? Ormai questa sembra essere diventata palesemente una domanda retorica. Per continuare con i giorni nostri, la labile maggioranza governativa si deve far carico di vari fardelli, uno su tutti la riforma delle pubbliche amministrazioni e il problema delle pensioni. Non a caso il dibattito sul protocollo welfare si fa pesante e pressante: la legge Biagi e l’introduzione dei vari contratti atipici non sono bastati a risolvere il problema della disoccupazione in Italia: la crescente fuga dei cervelli ne è una chiara testimonianza. Giovani neo laureati ma disoccupati non possono e non devono esistere. Pianificare un futuro e una prospettiva economica migliore per la classe lavorativa italiana è ciò che tutti si aspettano dalla maggioranza governativa: e questa non deve essere una speranza, ma una certezza.

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